Facendo un passo indietro, nel ’64 chiedo di sistemare il mio laboratorio insonorizzando il tetto per eliminare i rumori. Mentre l’impresa costruisce la soletta, su pilastri realizzati all’interno, per non appoggiarla sul muro di confine,la mia vicina mi denuncia affermando che la costruzione appoggia sul muro di comproprietà. In pochi giorni il laboratorio diventa crocevia di ispettori di lavoro, vigili, carabinieri, guardia di finanza, dottori, messi comunali e ufficio igiene.
Seguirà un’ordinanza (licenza edilizia del 3 novembre 1964, prot. 2484) in cui si comunica che la mia domanda di ampliamento è accolta ma mi si ordina un orario di lavoro che rovinerà la mia attività. L’ordinanza impone che si lavori dalle 7 alle 20, comportando il fermo dei macchinari, che invece devono girare in continuazione, 24 ore su 24, per lucidare le superfici e distribuire omogeneamente il colore del bottone. Ciò significava raddoppiare i tempi di lavorazione, dimezzando di conseguenza la produzione portando l’azienda fuori mercato.
Il 10 febbraio del 1965 ricevo la visita dell’Ufficio Comando dei Vigili di Bergamo per controllare i rumori notturni del bottonificio Scaburri Benito, che risultavano costanti sul limite di 46 decibel. Nonostante questo l’Amministrazione comunale richiede numerosi controlli da parte dei Carabinieri di Grumello del monte con lo scopo di fermare i macchinari durante la produzione notturna. Di conseguenza hanno arrestato la produzione per ben 8 mesi iniziando di fatto la crisi finanziaria del bottonificio.
É il 3 novembre 1964 (di veda il documento “prot. 2484” sotto riportato) che prende forma il “complotto” che porta alla chiusura del mio bottonificio, fino al maggio-giugno 1965.


Sulla base di quale normativa ero obbligato a fermare macchinari e borlotti durante la notte. Secondo il verbale del 10 febbraio 1965, iVigili Urbani di Bergamo, hanno rilevato rumorosità dei macchinari pari a 46 Db, quindi entro i valori corretti. Per quale motivo ho dovuto tenere fermi i macchinari per ben 7-8 mesi fino al 1965. Chi aveva interesse a danneggiarmi?


VERBALE DEL 15 NOVEMBRE 1964, FIRMATO DALL’INDUSTRIALE BOTTONIERE ETTORE SCABURRI. CHE PER OTTENERLO IN VISIONE CI SONO VOLUTI BEN 24 ANNI, TRAMITE IL BRIGADIERE DEI CARABINIERI LUCIANO PATERNITI DI GRUMELLO DEL MONTE, 13 OTTOBRE 1988.
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Tratto da il Giorno del 18-11-1988
Il 10 febbraio del 1965 ricevo la visita dell’Ufficio Comando dei Vigili di Bergamo per controllare i rumori notturni del bottonificio Scaburri Benito, che risultavano costanti sul limite di 46 decibel. Nonostante questo l’Amministrazione comunale richiede numerosi controlli da parte dei Carabinieri di Grumello del monte con lo scopo di fermare i macchinari durante la produzione notturna. Di conseguenza hanno arrestato la produzione per ben 8 mesi iniziando di fatto la crisi finanziaria del bottonificio.

Segue il verbale del comandante dei carabinieri Ermanno Corbari, 2 marzo 1965, il quale dichiara che Scaburri Benito ha eseguito i lavori in base alla regolare licenza edilizia, ordinanza del 3 novembre 1964, protocollata 2484.

Si veda la successiva fotografia dimostrante che i pilastri e la trave, che appoggiava alla soletta, erano aderenti al muro e non appoggiati al muro stesso, da qui si capisce che la struttura non era assolutamente pericolante.

Nonostante i lavori siano stati eseguiti a regola d’arte ed in base alla regolare licenza edilizia ordinanza rilasciata il 3 novembre 1964 – protocollato 2484, la sentenza del 13 giugno 1967 della Pretura di Grumello del Monte mi impose di abbattere quel tratto di soletta che “danneggiava il muro di comproprietà”. Di conseguenza ho dovuto procedere all’abbattimento a mie spese, comprese quelle legali.
SENTENZA DEL PRETORE DI GRUMELLO DEL MONTE DOTT. CORRADO BUFARDECI, 13 GIUGNO 1967








IL FACCENDIERE GEOM. CARLO ZERBINI

Il comportamento furbo , astuto ed arrogante del furbetto del quartierino geom. Carlo Zerbini al quale dico:
Forse la sua diplomazia , con il sorriso sulle labbra e la sua parlantina, con astuzia ed arroganza riuscirà a convincere tutti i professionisti, CTU ma se pensa di farla “franca “ perché è sicuro di avere rapporti con i palazzi dei poteri forti della cupola/congrega di Bergamo Alta si sbaglia, se pensa che possa far passare il sottoscritto fesso o ignorante.
Il geom. Carlo Zerbini ha detto di non firmare gli accordi raggiunti con molta fatica per undici mesi con l’ing. Sergio Signoroni responsabile dell’urbanistica e dell’edilizia e con il sindaco dott. Mauro Cinquini come mediatore per far si che il tutto andasse inserito nel nuovo p.r.g.a dicembre 2009, ma il geom. Carlo Zerbini si è mostrato molto furbo e astuto, o stai ai suoi giochetti o non si fa assolutamente nulla!!!
Ecco qui la questione riepilogata:
PROPRIETA’ EREDI ROTATINTI MQ. 717,30
PROPRIETA’ BENITO SCABURRI MQ. 904,42
A questo punto il faccendiere geom. Carlo Zerbini ha fatto saltare tutto l’accordo in quanto ha preteso che le misure delle due proprietà non venissero citate nel p.r.g. e a questo punto ho rinunciato a proseguire la trattativa portata avanti con la massima trasparenza!!!
Con questo suo comportamento furbesco e scorretto è dimostrato che le varie conciliazioni e convegni altro non erano che delle astute manovre per avvantaggiarsi nella trattativa, credendo che le persone coinvolte fossero tutti dei fessi , ignoranti ed inesperti nelle trattative commerciali.
Vedi relazione allegata del geom. Germano Signoroni del 1 marzo 2010



Il 19 dicembre ’85 “L’Eco di Bergamo” pubblica un articolo che riassume le “malefatte” del ’64. A mie spese compro 400 copie, e le faccio distribuire gratuitamente a Chiuduno per far capire ai concittadini da chi sono amministrati, inserendo in ognuna un volantino a chiarimento. Per sventura in esso scrivo che ho a che fare con un’autentica “belva”: l’affermazione mi costa una denuncia seguita da una condanna ad un risarcimento di cinque milioni, uno per lettera.
Il 4 luglio ’86 il “Giorno” di Milano pubblica un articolo con una mia intervista. Alla domanda sul motivo per cui volessero rovinarmi, rispondo che la vera causa va ricercata nella mia concorrenza sul mercato tedesco ad alcuni bottonieri del mio paese.
Seguiranno altri successivi provvedimenti e vicende che mi costringeranno, nel ’67, a chiudere definitivamente il bottonificio.
La vicenda del muro di Chiuduno è solo uno dei tanti esempi di come agiscono molte delle pubbliche amministrazioni italiane.